Vivere una storia d’amore è un’esperienze straordinaria ma al tempo stesso difficile e ricca di sfide! Dopo il primo periodo di “luna di miele” iniziano a subentrare diverse difficoltà che riducono il benessere di coppia mettendola a dura prova. Solo se si sono costruite delle buone basi e si è disposti a mediare rinunciando ad una parte di sé per l’altro, vi saranno buone possibilità di ritrovare l’equilibrio di coppia! In questo articolo desidero spiegare i comportamenti che ci portano a scegliere il nostro partner e come la storia di attaccamento di ciascuno coi propri genitori influisce sulla relazione stessa. Infine, mi piacerebbe illustrarvi la teoria dei 5 linguaggi d’amore di Chapman e come questa sia vincente per ritrovare l’equilibrio di coppia.
Ogni bambino nasce all’interno di una famiglia, generalmente da una coppia di genitori con un carattere e una storia di vita ben precisa. Verrà amato da loro tuttavia con delle modalità che sono soggettive e proprie di ogni coppia: ciascuno porterà nella relazione col proprio figlio il suo modo di amare e trasmettere affetto. Alcune modalità saranno più corporee e basate sul contatto fisico, altre più verbali e distanzianti. Aldilà della correttezza o meno di queste modalità, ogni essere umano imparerà ad essere amato e quindi ad amare sulla base del modello che ha ricevuto dai propri genitori.
Se riusciamo prima come individui e poi come coppia a capire eventuali somiglianze tra il partner e il nostro genitore, potremmo:
Solitamente vado alla ricerca di una figura d’amore diversa dal mio genitore quando ho sofferto particolarmente per alcune sue carenze o comportamenti e soprattutto ho avuto modo di rifletterci a lungo da sola o in un percorso di terapia. In questo caso avendo in maniera consapevole rilevato quali sono state le mancanze e invece quali sono i bisogni reali che vorrei ritrovare in un compagno andrò a cercare figure d’amore che corrispondano alle mie necessità.
Per attaccamento si intende il tipo di legame che si crea con le figure di accudimento. Il primo psicologo brittanico ad occuparsene fu John Bowlby; una sua collega ricercatrice Mary Ainsworth elaborò su un gruppo di bimbi dell’età di 1 anno una situazione sperimentale detta “strange situation” per determinare il tipo di attaccamento. Si creavano in sintesi otto episodi che sottoponevano il bambino a stress relazionale e si studiavano le sue reazioni all’abbandono e al riavvicinamento della mamma. Tutto ciò ha dato origine a 4 tipi di attaccamento.
Il bambino protesta al momento della separazione dalla mamma, continuando a cercarla e si calma al ricongiungimento con lei. E’ sicuro del genitore e del conforto che questi gli offrirà e considera il bisogno umano di cura e protezione come normale. Di solito chi ha un attaccamento sicuro imposterà relazioni sane e avrà maggiore facilità di ritrovare l’equilibrio di coppia quando si sta perdendo.
I bimbi che appartengono a questa categoria reagiscono con apparente indifferenza alla separazione dalla figura di attaccamento; al momento della riunione mantengono tale atteggiamento, evitano il contatto fisico e talvolta visivo. Sono bambini che hanno avuto mamme respingenti e per difesa hanno rivolto la propria attenzione all’esterno, imparando a cavarsela da soli e a non chiedere né affetto né aiuto nei momenti di difficoltà.
Si tratta di bambini che manifestano un notevole disagio alla separazione dalla figura di attaccamento, piangendo rabbiosamente o lasciandosi andare ad attacchi di collera. Al momento della riunione sono o inconsolabili e resistenti o passivi. L’ambivalenza è del bambino verso la mamma a tratti desiderata a tratti allontanata con rabbia.
La disorganizzazione si rileva nel comportamento di attaccamento, sia al momento della separazione che dopo la riunione. I bambini reagiscono in entrambe le circostanze con comportamenti contraddittori simultanei o in rapida successione, passando dalla ricerca intensa di vicinanza all’evitamento massiccio. Presentano anche comportamenti bizzarri, allarme nel volto e intensa confusione. Questo attaccamento è comune tra bambini abusati o figli di genitori con disturbi di natura depressiva o gravi patologie psichiatriche. Chiaramente queste persone crescendo avranno relazioni molto disturbate e faranno fatica a ritrovare l’equilibrio di coppia in momenti di difficoltà.
Fatta la premessa che su questi argomenti sono stati scritti libri interi e riflessioni importanti, il mio obiettivo in questo piccolo spazio è quello di fornirvi qualche semplice consiglio attraverso delle domande che potete porvi per ritrovare l’equilibrio di coppia laddove perso.
In alcuni casi avremo mamme molto fisiche e affettive, in altri distanzianti e poco affini allo scambio di baci e abbracci; in altri ancora ci potrebbe essere stata un’alternanza e ambivalenza tra queste due modalità.
Bisogna cercare di capire se avevamo a che fare con genitori disponibili alla nostra richiesta di aiuto, oppure assenti, o ancora a volte presenti altre distanzianti ogni volta che manifestavamo un malessere. Si cerca così di comprendere se da bambini sentivamo di poter contare sui nostri genitori o al contrario, abbiamo imparato a cavarcela da soli senza chiedere aiuto a nessuno.
Si tratta di andare a capire quali comportamenti dei miei genitori sono stati utili ed efficaci, tanto che probabilmente li ricercherò nell’altro o vorrò riprodurre e quali errori invece sono stati commessi al punto da aver creato in me disagio e sofferenza.
Le risposte alle domande precedenti dovrebbero aiutarci a capire in quale delle 4 categorie rientriamo; ciò che a noi interessa non è tanto dare un etichetta ma capire in sintesi quale è stato il linguaggio d’amore con cui siamo cresciuti e quale quello del nostro compagno. Tutto ciò dovrebbe aiutarci a capire in quali aspetti entriamo in crisi nella relazione e quindi cosa potremmo attuare per ritrovare l’equilibrio di coppia perso.
Supponiamo di avere avuto un attaccamento di tipo ansioso-evitante e di esserci innamorate di un uomo con attaccamento sicuro. Nel tempo tali differenze hanno generato crisi ad esempio per questi 2 aspetti:
Dopo aver analizzato noi stessi, il nostro compagno e le diverse modalità di attaccamento è opportuno capire su quali aspetti divergiamo, ma soprattutto su quali di questi entriamo in lite per provare a venirci incontro e arrivare ad una mediazione.
Gary Chapman ha scritto un libro molto bello “I 5 linguaggi d’amore” nel quale dopo aver illustrato quali siano queste diverse manifestazioni d’amore che ciascuno di noi impara da bambino, suggerisce come servirsene per ritrovare l’equilibrio di coppia. L’idea di base è che ciascuno di noi abbia un linguaggio d’amore prevalente (a volte 2) rispetto agli altri.
Chi ha sperimentato da piccolo questo linguaggio d’amore ha ricevuto molte rassicurazioni e complimenti dai propri genitori che collegava all’amore che questi provavano per lui. Nella coppia le parole di rassicurazione sono i complimenti verbali tipo «Come sei bella, sei una mamma eccezionale», o «Sei molto intelligente, sei bravissimo a cucinare”. Tutto ciò rende unica la giornata e la coppia.
Si intende una forma d’amore basata sulla vicinanza e la disponibilità all’ascolto attenta ed esclusiva, dove i bisogni dell’altro sono al primo posto. Si tratta nella coppia di trascorrere del tempo di qualità dedicato solo alla persona amata; se, ad esempio, si parla ma davanti alla televisione o peggio guardando il telefonino si sta solo apparentemente dialogando.
I doni sono vissuti come il simbolo dell’amore qualunque essi siano; dimostrano che chi li riceve ci sta a cuore e denotano il valore del rapporto. In tal caso quindi nella coppia è il gesto e non tanto il valore dell’oggetto donato che ha importanza (un mazzo di ciclamini per la moglie che adora questi fiori, una scatola di cioccolatini gianduiotti amati dal marito).
Per gesti di servizio si intendono le attività di casa, i vari lavori domestici che avvengono in una abitazione. Se siamo cresciuti con questo linguaggio d’amore svolgeremo le attività di casa con gioia perché riteniamo che queste siano la dimostrazione dell’amore che proviamo verso nostro marito o moglie. Per tanto se non riceviamo alcun aiuto concreto potremmo viverlo come una mancanza di amore!
Per contatto fisico non si intende solo l’aspetto sessuale, ma anche la vicinanza fisica, gli abbracci, le carezze, il tenersi per mano; è un modo per far ricordare all’altro che sei qui per lui, mentalmente ma soprattutto fisicamente!
Tutto ciò può essere effettuato chiedendoci:
Posso provare a pormi le medesime domande pensando al mio compagno e cercare degli esempi che mi aiutino in questo lavoro!
Può essere molto utile prima lavorare individualmente ed arrivare ad una ipotesi del proprio e dell’altrui linguaggio d’amore; solo in seguito possiamo comunicarcelo e vedere se si è d’accordo su quanto scoperto.
Una volta che ho capito, ad esempio, che mio marito è cresciuto con il linguaggio d’amore delle parole di rassicurazione mi impegnerò quanto possibile a riempirlo di rassicurazioni e complimenti che lo faranno sicuramente sentire amato!
Per riuscire con efficacia a ritrovare l’equilibrio di coppia usando i linguaggi d’amore è utile sempre avere in mente che ci si dovrà comunque venire incontro, soprattutto se si è cresciuti con linguaggi affettivi diversi. Inoltre, dobbiamo imparare quando soffriamo e ci sentiamo poco amati a chiederci se questo forse non dipende dal fatto che noi ci aspetteremmo alcuni comportamenti che in realtà non sono importanti spontaneamente per il nostro compagno che è cresciuto con un linguaggio d’amore diverso!
Che ne pensate? Avete qualche domanda da pormi o riflessione da condividere? Non esitate a contattarmi per e-mail, per telefono o via Skype!
A presto!
Dott.ssa Sabrina Borraccia